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Sinossi

Ispirato a una storia vera, il romanzo è ambientato in Inghilterra negli ultimi anni del 1800. Due sorelle gemelle, Virginia e Vanessa Taylor, crescono connil padre Stephen, poiché la madre Mary scompare inspiegabilmente dopo la loro nascita. La piccola Virginia, che viene considerata dai coetanei una bambina strana e ai limiti della pazzia, a causa del suo sogno infantile di poter vivere sulle stelle, ha il talento spiccato della scrittura e della fantasia, che solo Magister Rose, la sua maestra, comprenderà. Sarà lei, infatti, a regalarle una penna stilografica dorata, simbolo di un futuro successo come scrittrice. Dopo la morte dell’amato padre Stephen, le due sorelle sono determinate a svelare gli innumerevoli misteri legati al passato della loro famiglia, in un alternarsi intrigante di colpi di scena e di rivelazioni illuminanti. Virginia riuscirà a sciogliere i nodi ingarbugliati della storia, solo dopo aver attraversato gli abissi più cupi della sua anima, giungendo alla fine in un luogo, in cui coglierà la vera essenza di tutta la sua appassionante vita.

Incipit

STELLA PRIMA -  VIRGINIA, UNA BAMBINA DIVERSA

Milford-on-Sea, contea dell’Hampshire, Inghilterra, anno 1870. Fu una penna dorata a dare inizio a questa storia… Mi chiamo Virginia Taylor. Qualcuno disse che ero una bambina diversa e problematica, perciò sappiate che a me tutto è concesso fra queste pagine, e non solo. Quando ero piccola, alcuni eminenti dottori, dopo un attento studio, mi classificarono così, ma quella etichetta mi divertiva, perché presto compresi che la mia situazione comportava anche alcuni vantaggi, il primo dei quali era la libertà assoluta di dire, fare e pensare tutto ciò che più desideravo. Sapevo di suscitare una certa pena nelle persone che incontravo e questo loro atteggiamento, oltre a farmi sorridere interiormente, mi dava una forza incredibile. Nessuno capì mai che io, semplicemente, vedevo la vita da un’altra prospettiva, una prospettiva completamente ribaltata rispetto alla loro. Per esempio, il mondo ai miei occhi era, ed è SIAMO STELLE tuttora, sottosopra: il cielo è la terra e la terra è il cielo. Niente di più facile e di più ovvio per me. Mio padre Stephen mi crebbe con il massimo dell’amore possibile, cercando di farmi credere che fossi uguale agli altri coetanei, ma io ero consapevole e orgogliosa del fatto di essere speciale. Lo si capiva da tanti piccoli particolari. Ricordo, ad esempio, una lezione a scuola in cui la professoressa chiese ad ognuna di noi quale sarebbe stata la nostra professione futura. Chi avrebbe voluto diventare dottoressa, chi sarta, chi maestra, chi parrucchiera, e così via dicendo. Quando fu il mio turno, dissi: “Io voglio vivere sulle stelle. Lassù ci sono i miei amici, i miei amici dall’animo poetico.” La frase ovviamente creò un certo imbarazzo fra le mie compagne, e l’insegnante, che nulla insegnava se non aridi concetti da far imparare a memoria, prontamente cambiò discorso, lanciando un’occhiata di commiserazione al resto della classe. Tuttavia, la mia affermazione aveva un senso, almeno per me. Fra tutti gli argomenti trattati a scuola, ve ne era uno in particolare che amavo: la letteratura. Non capivo molto del resto, perché era come se l’insegnante parlasse una lingua straniera a me totalmente sconosciuta, ma quando leggevo racconti o poesie, si apriva un varco nel mio cuore e, all’improvviso, mi era tutto chiaro. Io e i poeti ci capivamo alla perfezione. Iniziai a immaginare che ci fosse un posto dove si vivesse solo d’amore, di poesia e di arte, e questo luogo non poteva che essere sulle stelle. Immaginavo che i miei amici ispirati vivessero nella luce più pura e che i loro versi prendessero forma da fonti in10 VIRGINIA, UNA BAMBINA DIVERSA cantate, dalle quali sgorgavano perle di bellezza e saggezza. Quando mi sentivo sola e incompresa, alzavo lo sguardo al cielo, sperando che, prima o poi, qualcuno lassù mi avrebbe lanciato qualche goccia di poesia e di ossigeno, oppure, in alternativa, una scala per salire al cielo. Pregavo e chiedevo con forza di diventare una scrittrice, così forse anch’io un giorno avrei avuto accesso alle sfere più alte della creazione, e avrei fatto parte del paese delle stelle! Torniamo con i piedi pesanti sulla terra. Cara professoressa, pensavo fra me e me, tu non hai mai guardato il cielo, tu non hai mai ammirato lo splendore degli astri, tu non conosci i segreti dell’universo, tu non ascolti il suono rilassante della notte, è un suono intonato all’anima… per chi ha un’anima. Professoressa cara, ti scrivo questa lettera silenziosa per dirti che vedere il mondo alla rovescia ti toglie ogni pesantezza dal cuore, ovviamente se ne hai uno, cancellando quella pesantezza che vedo ogni mattina stampata sui tuoi occhi stanchi quando entri in classe. È questo il tuo messaggio? È questo che ci vuoi trasmettere? Il tuo regalo alle future generazioni consiste in quella espressione vitrea, in quei comportamenti rigidi, in quei tuoi gesti d’acciaio? Tu credi di sapere, ma non sai nulla di ciò che le tue studentesse vorrebbero sentirti dire. Parole d’amore, parole di tenerezza, parole imbevute nel vino della poesia, parole che cambiano la vita, parole che potrebbero cambiare anche la tua infelice vita, cara insegnante. E voi, care compagne di scuola, voi che imparate le poesie a memoria e le ripetete ad alta voce per ottenere un bel voto, voi che non siete diverse, voi che non siete strane come me, voi che siete tutte uguali, cancellate quelle espressioni colme di pena dai vostri volti quando mi guardate, perché non mi conoscete affatto, non co11 SIAMO STELLE noscete la gioia che provo a vivere nel mio mondo capovolto, perciò, preoccupatevi piuttosto della vita che qualcuno ha già preparato per voi, non preoccupatevi della mia. Io parlo con gli animali, io sento il profumo delle rose, io vedo le farfalle colorate appoggiarsi lievemente sul prato morbido e accogliente, io ascolto il cicalio dell’estate nelle pinete in riva al mare, io so guardare il cielo e, un giorno, il mio animo salirà così in alto da poter toccare le stelle. Io sono una stella, quando cammino, lascio dietro di me polvere di stelle… Fortunatamente, passarono in fretta gli anni trascorsi a scuola, anni in cui tenevo cucita addosso l’etichetta di bambina diversa, ma in un certo senso, continuai a sentirmi distaccata dagli altri anche in seguito, in quanto era l’unico modo per essere davvero me stessa.

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